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Il primario obiettivo della nostra associazione è dare istruzione scolastica e assistenza medico-sanitaria ai bambini e alle famiglie bisognose in particolare del Madagascar, uno dei paesi simbolo, nel mondo, della povertà e dell'arretratezza.
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ALIMENTAZIONE E INSUFFICIENZA DI CALCIO
In questi anni abbiamo notato, nel territorio di Kongony, molti bambini con deformazioni agli arti inferiori. Leggi tutto..
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Madagascar
Superficie: 587.040 Km² Abitanti: circa 16.500.000 (tasso di crescita demografica 3,03%) Densità di popolazione: 27 ab/Km² Capitale: Antananarivo (circa 900.000 abitanti) Monti principali: Maromokotro 2876 m Fiumi principali: Mangoky 550 Km, Betsiboka 520 Km Laghi principali: Farihy Alaotra Lingue ufficiali: Malgascio (Malagasy), Francese. L'inglese non e' molto utilizzato Religioni: Animista 52%, Cattolica 23%, Protestante 18%, Musulmana 7% Tipo di governo: Repubblica presidenziale (Marc Ravalamanana è il presidente attuale) Primo ministro: Jean-Jacques Rasolondraibe Moneta: Ariary. Il Franco malgascio è obsoleto dal Novembre 2004 Voltaggio: 220 v. Fuso orario : Il fuso orario è, durante il periodo in cui e' in vigore l'ora solare, di +2 ore mentre di +1 ora durante il periodo in cui vige l'ora legale.
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Madagascar, storia favolosa di un'isola
Il Madagascar è la quarta isola al mondo per estensione. La sua storia geologica è un intreccio di teorie scientifiche e di mitologia. Anticamente era unita all'Africa, poi, come una bella giovane un po' temeraria e presuntuosa, decise di andarsene via, tuffandosi nell'Oceano Indiano. Giovinezza ed entusiasmo furono per milioni di anni la sua forza vitale. I lemuri rimasero orgogliosamente uguali ai loro fieri bis-bis nonni: non si trasformarono infatti, come quelli africani, nelle scimmie di oggi, e saltavano tra i rami felici di essersi liberati di leoni, leopardi e iene. Loro unico, vero nemico era rimasto solo il fossa, un felino carnivoro che era diventato un po' superbo da quando non c'erano più i predatori più grossi. Ogni tanto qualche animale si perdeva nel mare galleggiando sopra pezzi legno e arrivava dopo 400 chilometri sul continente africano, ma poi non ce la faceva a tornare indietro e portare notizie, così nessuno in Madagascar, per milioni di anni, seppe mai nulla del resto del mondo e tutti pensavano che al di là dell'Oceano cominciasse il cielo. Le mangrovie si allungavano incontrastate sui fiumi protette alle spalle da palme, baobab e bambù, e maturavano frutti, tanti colorati e buoni frutti tropicali: banane, mango, cocco, papaya, ananas. Nei fiumi e nei laghi spadroneggiava come un temutissimo corsaro il coccodrillo e nelle foreste numerose specie di serpenti tendevano fulminei agguati ai lemuri e agli uccelli, che però, veloci e guizzanti, quasi sempre la scampavano. Con tutto quel cibo facile e abbondante a disposizione, gli animali impigrirono, ritrassero i denti e si accontentarono di uccelli acquatici, rane e altre piccole bestiole. Un giorno, forse duemila anni fa, finalmente una barca arrivò dal mare. Saranno dei nuovi animali, pensarono gli animali, ma erano perplessi perché mai avevano visto una vera barca con la vela e dei tronchi sporgenti come braccia appoggiate sulle onde: erano i primi uomini che sbarcavano sull'isola e venivano con delle grandi piroghe non dall'Africa, ma dalle lontanissime terre orientali che oggi si chiamano Indonesia e Malesia. Subito gli uomini cominciarono a tagliare gli alberi e a coltivare risaie e i lemuri più grandi scomparvero e i camaleonti, per difendersi, impararono a prendere il colore delle cose. Poi vennero altri uomini, stavolta dall'Africa: questi avevano la pelle molto più scura e così i Merina,di origine orientale, conobbero i Bantu africani e oggi i bambini malgasci hanno certe volte gli occhi a mandorla e certe no, e la loro pelle può essere scura come il caffé steso ad essiccare al sole di Nosy-Be o ambrata come la buccia dell'ananas matura. I Merina e i Bantu credevano entrambi in un Dio creatore e temevano gli elementi della natura, fondendo nelle preghiere della religione animista le invocazioni agli spiriti della foresta, delle cose e dei defunti. Ancora oggi i morti, dopo alcuni anni, devono tornare con il loro corpo tra i parenti e gli amici e bisogna festeggiarli con cibo e bevande per vari giorni, per poi salutarli con la risepoltura. Attorno alle capanne, confortati dai bagliori dei fuochi, gli zebù osservano sonnolenti, con le lunghe corna e la gobba sulla schiena che li fa sapienti e tristi. Gli zebù sono trattati con rispetto: danno carne e latte, coperte con la pelle, ciotole e posate con le grandi corna. E così dalle pianure africane e dalle risaie indonesiane si è formato un popolo speciale e unico al mondo, trovando l'unità nelle diversità di lingua e tradizioni: ex multis unus. Nell'Ottocento arrivarono gli Europei: Portoghesi, Inglesi e Francesi si contesero l'isola. La spuntarono i Francesi, ecco perché oggi i bambini imparano a scuola questa lingua europea. Nel 1960 il Madagascar divenne indipendente. Cessò la dipendenza politica dagli stranieri ma continuò la povertà, che però non spegne, per fortuna, il sorriso luminoso dei suoi bambini e l'orgoglio di essere crocevia di tre continenti, per lingua, tradizioni e colore della pelle.
Aldo D'Ambrosi
LE RAGIONI DEL NOSTRO IMPEGNO
Quando abbiamo iniziato ad aiutare la gente in Africa (Congo, Uganda, poi Madagascar), le cose andavano molto diversamente qui da noi, in Italia: con tutti i nostri difetti eravamo un Paese che faceva, che realizzava, che sperava. L’onda lunga delle energie imprenditoriali, iniziata nel periodo della ricostruzione e fiorita negli anni ’60, ancora era alta quando, nei primi anni 2000, siamo andati in questi Paesi, che già in parte avevamo visitato, con lo scopo preciso di aiutare direttamente, senza intermediari, laddove sapevamo che la povertà era miseria, che il futuro era uguale al passato e al presente, che speranza era una parola che la gente al massimo sentiva dire alla messa domenicale. Abbiamo fatto tante cose, aiutando in Congo “les enfants de rue”, i “bambini di strada” senza famiglia, costruendo una scuola in Uganda, un’altra scuola e un ospedale in Madagascar, dove abbiamo concentrato i nostri sforzi e le nostre risorse. E siamo andati avanti. Nel frattempo, però, le cose sono radicalmente cambiate qui da noi: da sette anni ormai, stagione dopo stagione, una crisi economica ancora più disastrosa di quella storica degli anni ’30 del secolo scorso ha invaso, come un fiume gonfio e straripante, le belle strade del nostro presente e del nostro futuro, ha corroso le nostre certezze giorno dopo giorno, quasi senza che ce ne accorgessimo, infilandosi perfidamente, come la ruggine, sulle nostre antiche ferree sicurezze. E strisciante e perfida è arrivata anche una specie di fastidio, un risentimento a volte sottile, a volte palesemente espresso verso chi aiuterebbe chi è lontano senza curarsi del disagio di chi è vicino. Come ha detto in questi giorni un famoso giornalista, noi che pensiamo di essere supertecnologici e capaci, con la nostra scienza, di controllare la natura, poi basta che un pipistrello in una foresta dell’Africa equatoriale morda un bambino che tutte le nostre certezze cadano miseramente. Il giornalista si riferiva all’Ebola, metafora (purtroppo molto concreta) della nostra precarietà. Noi comunque, in questi anni di numerosi viaggi a Kongony, in Madagascar, di certezze ne abbiamo acquisite parecchie: che la miseria di quelle popolazioni è altra cosa rispetto alla nostra povertà, che pure esiste; che malattie endemiche come la malaria, ma anche semplici infezioni intestinali, mietono ogni anno, in Africa, vittime numerose come i sampietrini di Roma; che il medico che lavora a Kongony grazie alla vostra solidarietà ha ridato in questi anni la salute a molti pazienti, soprattutto bambini; che prima i bambini non avevano scuola e ora ne hanno una, bella e in muratura, con 6 insegnanti. Abbiamo però capito che la strada è lunga, perché non vogliamo fare solo assistenza per dare un transitorio conforto, vogliamo bensì che questa gente poco a poco acquisti autonomia economica, che possa, in un futuro che speriamo vicino, gestire da sé le proprie risorse. Nello stesso tempo non dimentichiamo, come associazione, di aiutare chiunque e ovunque, in Italia o fuori, perché il nostro obiettivo non è la “nuova frontiera”, di kennedyana memoria, ma “senza frontiera”, come dovrebbe essere il mondo, perché tutti, come disse Einstein, siamo un’unica razza, la razza umana appunto. E infine altre certezze, questa volta belle e confortanti, abbiamo conquistato in questi anni: la straordinaria partecipazione di tanti amici, il vostro aiuto confidente e schivo, la fiducia che continuate a darci e che è il dono più bello, il potente motore che ci fa superare le molte difficoltà, anche fisiche, del nostro impegno. Non dimenticatelo e veniteci a trovare, se potete, anche in Madagascar: i nostri (e vostri) bambini vi sorrideranno e voi non li dimenticherete.
GRAZIE E BUON 2016 DA TUTTI NOI.
Aldo D'Ambrosi
ALIMENTAZIONE E INSUFFICIENZA DI CALCIO
In questi anni abbiamo notato, nel territorio di Kongony, molti bambini con deformazioni agli arti inferiori. Presentavano una disabilità motoria più o meno grave e ne siamo rimasti molto colpiti. L'anno scorso abbiamo conosciuto, in particolare, una bambina di nome Dorette che ci sorrideva venendoci incontro ma zoppicando vistosamente. Anche il fratellino più piccolo aveva lo stesso problema. Loro però sono fortunati, perché li abbiamo inviati nel sud del Madagascar, presso la clinica di un bravissimo medico italiano, specialista in ortopedia, dove sono stati curati a lungo per ristabilire nel loro organismo e soprattutto nelle loro ossa una più equilibrata quantità di calcio. Poi Dorette è stata operata per ridurre la deformazione, mentre il fratellino Bevelin sta proseguendo le cure.
Molte donne, come la mamma di Dorette, soffrono di carenza di vitamina D e trasmettono ai loro bambini questa patologia, ecco perché il rachitismo infantile è così diffuso:
l'insufficienza di calcio è una vera tragedia in molte zone del Madagascar.
Che cosa possiamo fare? Innanzi tutto non perderci d'animo e rifornire subito il nostro piccolo ospedale di Kongony con medicinali e integratori alimentari a base di calcio, questa la priorità. Poi dobbiamo divulgare, con l'aiuto del nostro medico e degli altri collaboratori, il consumo dei cibi più ricchi di calcio, cosa non facile perché stiamo parlando di un territorio molto povero.
Faremo del nostro meglio, ma è indispensabile il vostro aiuto!
Perché un bambino non deve camminare dritto?
Aiutalo a farlo, è un suo diritto!
Potete contribuire a questa nostra iniziativa effettuando un bonifico bancario al codice IBAN:
IT42U0558449632000000077348
specificando nella casuale:
Acquisto Medicinali ed Integratori alimentari a base di CalcioUn giorno a Kongony
Durante tutto l'anno abbiamo sentito parlare spesso di Kongony e la curiosità di andare nella foresta e vedere una nuova realtà ci ha spinto ad aggregarci a Beppe e Giulio nel viaggio. Partiamo in taxi dal nostro hotel a mezzanotte diretti a Helle Ville perchè dobbiamo sfruttare la giusta marea, raggiungiamo il porto dove incontriamo Padre Eloi e l'infermiere che per un mese resterà al dispensario medico ad aiutare la gente di Kongoni. Montato il motore e fatto il pieno di carburante, carichiamo riso e altro materiale sulla piroga prima di imbarcarci e di lasciare il porto diretti a Kongoni La piroga è priva di luci, ma per fortuna la luna piena ogni tanto facendo capolino tra le nuvole ci fa scorgere le sagome delle isole e in lontananza il profilo della Grande Terre. E' quasi l'alba e durante l'ora che ancora ci aspetta prima di arrivare a destinazione incrociamo altre piroghe dirette a Helle Ville; loro, al contrario di noi, viaggiano a remi e con un impressionante carico che rallenterà di sicuro la loro traversata. Quando arriviamo a Kongoni si è appena fatto giorno e Mamma Enza è lì che ci aspetta. Visitiamo la scuola che ormaiè troppo piccola per contenere l'entusiasmo dei molti bambini che ogni mattina percorrono anche chilometri a piedi per raggiungerla. Poco più in basso, ci sono lenuove 3 aule in muratura in via di completamento che una volta ultimate garantiranno anche nella stagione delle piogge la possibilità di tenere regolari lezioni. Poi è il turno del nuovo presidio medico che sostituirà l'esistente; per ora è visibile solo la radura dove sono state posate le fondamenta del nuovo reparto maternità. Dall'Italia sono già partiti i pannelli della copertura donati da Giulio e che garantiranno una adeguata e duratura protezione all'ospedale e ai malati dalle intemperie. Visitiamo anche la bella chiesa dove sulle panche donate dalla nostra associazione sono assiepati un centinaio di bambini con le loro maestre. Mamma Enza che qui è il cuore vitale di tutte le iniziative ci mostra anche l'impianto idrico che collegato all'acquedotto già realizzato a breve porterà acqua al villaggio e alle future strutture. Dopo pranzo alcuni canti attraggono la nostra attenzione, una trentina di uomini stanno spingendo verso il fiume a forza di braccia la nuova piroga del villaggio costruita a 5 km di distanza. Un lavoro duro e sfiancante ma anche una festa perchè finalmente ora saranno più autonomi nello spostamento da Kongoni a Helle Ville, manca solo di trovare i fondi per l'acquisto di un adeguato motore. I ragazzi di Kongoni nel frattempo continuano a lavorare alla casetta che ci ospiterà per la notte, ci sentiamo dei privilegiati: noi dormiremo fra 4 mura di cemento con il tetto fatto coi pannelli di Giulio (grazie!) con un letto morbido, mentre tutti loro avranno solamente una capanna e un pagliericcio. La sera scende all'improvviso mentre Mamma Enza distribuisce piccoli regali e lascia le ultime disposizioni a tutti quelli che resteranno; ceniamo con un ottimo riso al cocco, e subito dopo ci corichiamo visto che la mattina la sveglia suonerà alle 4.00 La notte passa velocemente e alle prime luci dell'alba ci prepariamo a partire, la piroga ci aspetta per riportarci a Helle Ville, è il momento del distacco e in tanti sono sulla riva per l'ultimo saluto. Mentre la piroga scivola lenta verso il mare negli occhi di tutti noi ci sono ancora i sorrisi dei bambini che giocano a palla avvelenata con con pezzo di carta, i canti degli uomini che trasportano la piroga, il chiacchiericcio delle donne mentre ci preparano i pasti .... Giunti al mare una piccola deviazione per un'ultima tappa al piccolo villaggio di Landro un bimbo idrocefalo al quale lasciamo una sedia a rotelle che aiuterà la nonna nella sua quotidianità. Nostro malgrado la marea sta scendendo rapidamente e non possiamo fermarci oltre, risaliamo sulla piroga che ci riporta verso casa, negli occhi e nel cuore restano ricordi e volti di persone che hanno ancora tanto bisogno del nostro aiuto.
Lorella & Giuseppe
DORETTE E BEVELIN
Questa bellissima e dolcissima bambina oggi è tornata a vivere a Kongony, nella foresta a nord del Madagascar.
È una zona poverissima di boscaglie intricate e sentieri polverosi o fangosi, secondo le stagioni.
Niente strade né mezzi di trasporto: si arriva in questo posto da Nosy-Be con la piroga, prima attraversando un vasto tratto di mare e poi percorrendo un fiume sulle cui rive sonnecchiano immobili ma vigili i coccodrilli.
Chi conosce il Madagascar sa che ovunque vi sono zone poverissime come Kongony.
Dorette l'abbiamo conosciuta durante il nostro viaggio dell'ottobre 2012, quando il suo papà è venuto con lei alla missione a chiederci un aiuto per la sua bambina, che zoppicava a causa della gambina vistosamente piegata verso l'interno.
Da quel momento questa bimba è entrata nei nostri cuori.
Ci siamo detti: "Dobbiamo fare in modo che questa bambina riesca a camminare bene", e così ci siamo dati da fare per attuare questo proposito, contando sull'aiuto di tanti nostri amici.
Dopo quasi due anni di cure presso l'ospedale pediatrico di Fianarantsoa, dove è stata operata dal dott. Francesco Cimino, chirurgo italiano della onlus di Modena "ALFEO CORASSORI, LA VITA PER TE", la bimba da qualche mese è tornata a casa e corre felice con i suoi fratelli e gli altri bambini di Kongony: è completamente guarita dalle deformazioni agli arti, dovuti all'insufficienza di calcio.
Il fratellino minore Bevelin aveva un problema simile, seppure meno grave: anche le sue gambe erano deformate, curve verso l'esterno, e anche lui non poteva correre e giocare come gli altri bambini.
Anche Bevelin è rimasto a lungo nella clinica italiana di Fianarantsoa, costruita dalla Onlus del dott.
Cimino, sottoposto a cure di calcio e lunghe sedute di fisioterapia.
Ora è guarito ed anche lui è tornato con la sorellina, alla quale è legatissimo, nella casetta in legno di palma di Kongony che abbiamo costruito per loro.
Il felice esito di questa iniziativa, che ha portato alla guarigione questi due bambini di Kongony, è stato possibile grazie anche all'aiuto di molte persone di Fiumicino ed Ostia Lido, che ringraziamo di cuore.
Tuttavia il problema delle deformazioni agli arti inferiori è purtroppo molto acuto in Madagascar ed è dovuto soprattutto alla cronica carenza di calcio nelle ossa. Noi da tempo ci stiamo attivando per inviare dall'Italia la vitamina D del calcio, oltre ad acquistarne in Madagascar, ma i costi di spedizione e di acquisto in loco sono notevoli.
Perché la guarigione dei due fratellini Dorette e Bevelin non rappresenti un caso isolato, perché l'aiuto si estenda ai tanti bambini di Kongony che oggi camminano goffamente tra i sentieri ma che potrebbero guarire,
chiediamo il vostro aiuto:
IBAN: IT42U0558449632000000077348
specificando nella causale:
"PER I BAMBINI DEL MADAGASCAR CON GRAVE CARENZA DI CALCIO"
Grazie !!!
I "Bambini del Madagascar e Noi" vanno anche in Congo !
Alla fine di agosto 2013, siamo tornati, dopo cinque anni, nel Congo-Brazzaville. È stato un lungo viaggio del cuore, poiché in questi anni gli amici congolesi non si rassegnavano alla nostra perdurante e lunga assenza, abituati com'erano a vederci ogni anno. Ci telefonavano: "Quand vous revenez au Congo?"
Così siamo andati a Pointe Noire, la capitale economica del Congo francese, come ancora è chiamato (non senza ragione). Grazie alla disponibilità della Ethiopian Airlines abbiamo potuto portare con noi molti bagagli, con vestiti belli e come nuovi per tutti quelli che abbiamo incontrato e soprattutto per i bambini.
Pointe Noire è una città particolare: ufficialmente è stata fondata nel 1921, ma in realtà un primo nucleo di abitazioni c'era già molto molto prima, quando uomini e donne in catene arrivavano dalla allora vastissima foresta di Mayombe fino a pochi chilometri da qui, sulla spiaggia di una vasta baia, per essere imbarcati come schiavi sulle navi per le Americhe. Siamo andati a vedere il sentiero che li portava al mare, oggi meta per turisti e approdo delle grandi petroliere.
Il Congo-Brazzaville ha sofferto fino a una decina d'anni fa per la violenza della guerra civile, oggi c'è la pace della rassegnazione, con la paura che succeda di nuovo. Dal 2006, per tre anni, abbiamo aiutato "les enfants de la rue" di Pointe Noire, i bambini di strada rimasti senza famiglia perché i genitori sono morti a causa della guerra o perché sono andati a cercare un lavoro a Brazzaville, la capitale, e per vari motivi (soprattutto perché morti di stenti e di malattie) non sono più tornati. Però ci siamo resi conto che non basta la buona volontà di aiutare, bisogna trovare le condizioni favorevoli. In Congo qualcuno ci ha ostacolato: spesso il potere, di qualunque natura sia, preferisce conservare la miseria, si sente più al sicuro così. Comunque la nostra esperienza, dobbiamo dire i nostri sacrifici, non sono stati inutili. Molti ci ricordano, i nostri nomi sono nei figli, nati in questi anni, di due famiglie amiche, due famiglie di 'Mpaka, un quartiere poverissimo dove le strade sono ammassi di sabbia e immondizia pressata, con le galline che vi razzolano e i cani dalle ossa sporgenti che vi si sdraiano senza forze. E pensare che a pochi chilometri da lì ci sono le avenue larghe del centro, con negozi dove trovi tutto, come a Roma o a Parigi. Ma lì è per gli Europei e per quei pochi Congolesi che se lo possono permettere. È un bellissimo Paese con tanto petrolio per gli altri.
Abbiamo dato l'aiuto che potevamo e distribuito i nostri regali ricevendo in cambio i loro "Merci" e i loro sorrisi.
E va bene così.
Fiumicino, ottobre 2013
Aldo e Enza
Bonjour Vazaha…
Enza, tesoriere dell'associazione " Bambini del Madagascar e Noi -Onlus ", ci ha raccontato della sua esperienza tra questa popolazione di Kongony, che ha suscitato in lei immenso amore soprattutto verso i bambini, spingendola a chiedere il nostro aiuto per la costruzione di un centro sanitario estremamente necessario per dare assistenza medica a tutti coloro che ne avessero avuto bisogno, ricordandoci che per raggiungere la città più vicina (Hell-Ville sull'isola di Nosy-Be), dove esiste l'ospedale, occorrono circa 5 ore di navigazione tra fiume e oceano con una piroga a motore.
La signora Enza, prima del nostro contributo, grazie ad altre donazioni, aveva portato alla popolazione di Kongony e dei piccoli villaggi limitrofi una scuola e un impianto fotovoltaico per dare illuminazione ed aveva anche fatto costruire una piroga e noi, prima del centro sanitario, avevamo portato l'acqua da una sorgente presente su una collina.
Il mattino del giorno 10 aprile, siamo di buon ora (06:00) sul molo ad attendere la piroga con il nostro carico di aiuti, pacchi, pacchetti e pacchettini; dopo circa tre ore di navigazione, siamo costretti a sostare su un'isola a causa della bassa marea che ci impedisce il passaggio, per questo il tragitto subisce un notevole ritardo.
Nonostante ciò, la popolazione ci attende all'approdo festosa con canti e balli tradizionali.
Bonjour Vazàha !!!… Bonjour Vazàha !!!...
Vi chiederete perché iniziamo la nostra visita a Kongony con questa frase, bene….
Ogni bambino che incontriamo ci saluta così…. Bonjour Vazàha…. che in lingua locale significa Buongiorno Bianco, questa è la frase che ci ha lasciato un segno indelebile nel nostro cuore.
L'ormeggio della piroga è alquanto difficoltoso, veniamo aiutati a risalire il dirupo dai bambini che ci prendono per mano con curiosità (perché noi siamo i Vazàha).
Rimaniamo meravigliati e soddisfatti quando scorgiamo la costruzione del nostro centro sanitario che, man manoche avanziamo, appare davanti a noi…
Proseguiamo a stento tra la grande folla degli abitanti dei villaggi che ci hanno accolto e ci guardano sorridendo con curiosità.
Finalmente siamo nel centro sanitario dove ci accoglie sorridente il dr. Ludovic, ci abbraccia e ci bacia come da tradizione malgascia.
Continuiamo a guardare il lavoro eseguito pensando alla persone che potrà aiutare e l'emozione prende il sopravvento su di noi …..
Con Enza proseguiamo la visita di tutto il villaggio soffermandoci davanti alla fontanella cha ha portato, grazie al nostro ulteriore contributo, l'acqua al villaggio e al centro sanitario, successivamente ci soffermiamo all'impianto fotovoltaico fornito gratuitamente da una ditta di amici di Enza; tutto ciò ha fatto sì che il centro sanitario avesse i servizi essenziali per poter iniziare ad operare.
Noi continuiamo a curiosare tra le stanze in allestimento valutando il lavoro svolto: siamo soddisfatti.
Alloggiando in una stanza del centro sanitario, la mattina dopo ci accorgiamo subito che l'attività inizia di buon ora: una decina di pazienti, provenienti dai vari villaggi limitrofi, sono già in attesa di visita medica; è venerdì 12 aprile, vigilia dell'evento inaugurale e durante il pomeriggio iniziano a venire dai villaggi vicini, distanti ore di cammino nella foresta, intere famiglie per partecipare a questo evento festoso e unico; si accampano intorno alla struttura sanitaria in attesa del giorno successivo; la mattina dopo, viene celebrata la messa da padre Christophe all'aperto e a conclusione della funzione, viene benedetto il centro sanitario stanza per stanza; notiamo che alla funzione non partecipano tutti, alcuni rimangono ai margini ma assistono silenziosi con rispetto, la loro fede è diversa dalla nostra (sono musulmani), ma questo a Kongony non porta malessere, anzi la collaborazione tra persone di fede diversa è evidente e questo lo notiamo nel comportamento del dottore ( Ludovic ), anche lui musulmano che si prodiga ad assistere tutti indistintamente; pensate che essendo il solo medico è « in servizio » presso il centro sanitario 24 ore su 24 ore.
Un episodio mi ha colpito del dr. Ludovic: una sera, prima di iniziare a mangiare, come da tradizione cristiana, padre Christophe ci invita a ringraziare il Signore per il pasto con una preghiera e il dr. Ludovic, partecipando, si fa il segno della croce al termine della preghiera...sorridendoci simpaticamente.
Dopo la funzione, come ci era stato anticipato, vengono sacrificati due zebù (mucca locale), e le carni vengono distribuite ai vari nuclei famigliari per essere cucinate secondo la loro tradizione; la celebrazione è iniziata: mangiamo anche noi le carni di zebù insieme ai vari capi villaggio giunti per l'evento; al termine del pasto, essi a turno ci porgono il loro ringraziamento e ci chiedono di trasmetterlo a tutti i nostri sostenitori, cosa che facciamo con piacere. È arrivato il momento ufficiale: il taglio del nastro; si susseguono una serie di rappresentazioni di danze tradizionali fatte in nostro onore, alle quali assistiamo e partecipiamo... divertiti; dopo aver lanciato una miriade di palloncini (che simpaticamente esplodono per il caldo …), creando scompiglio e divertimento tra i bambini, abbiamo donato a tutti i bambini dei piccoli dolciumi portati dall'Italia.
A questo punto è doveroso ringraziare Enza che ci ha permesso di vivere un'esperienza indimenticabile, dal lato umano ed emozionale ma soprattutto ringraziare tutti nostri sostenitori che con il loro contributo economico sostengono la realizzazione di queste iniziative, dicendo loro ...
Grazie, grazie, grazie !!!!!!
Nosy-Be ( Madagascar) 16/04/2013
Luigi Labartino e Luigi Sparapani - Onlus Area Solidarietà Dipendenti AlitaliaAcquista il Riso
Ogni anno, tra giugno e luglio, compriamo il riso per i bambini che nei mesi delle grandi piogge, da gennaio a marzo, spesso non possono tornare a casa dopo la scuola a causa dei sentieri invasi dal fango e dormono quindi nella missione.
Dare il riso a questi bambini vuol dire dare un beneficio anche agli altri componenti di queste famiglie povere.
Compriamo il riso direttamente dalla gente della foresta che lo coltiva sull'altopiano perché, essendo i mesi della raccolta, ha un costo inferiore, ma teniamo anche conto che la vendita del riso è una delle loro rare risorse economiche e i nostri acquisti sono dunque un incentivo importante per la gente di questi villaggi:
la speranza qui ha anche la concretezza di un sacco di riso coltivato e venduto.
Un sacco di riso da 60 kg. costa ca. 30,00 euro; i bambini che vanno a scuola sono aumentati, ora sono 150; l'anno scorso abbiamo comprato 60 sacchi di riso.
Poiché un bambino consuma tre volte al giorno il riso (mangia solo quello, quando c'è...), per un totale di circa 6 etti, allora:
SE DONI UN SACCO DI RISO DA 60 KG. POTRAI DAR DA MANGIARE A UN BAMBINO PER CIRCA 100 GIORNI.
IL RISO PER QUESTI BAMBINI E' VITA GRAZIE PER IL VOSTRO AIUTO !
Potete contribuire a questa nostra iniziativa effettuando un bonifico bancario al codice IBAN:
IT42U0558449632000000077348
specificando nella causale:
Acquisto Solidale Sacchi di RisoChi siamo
Ci sono tanti modi, tutti meritevoli, di manifestare la propria solidarietà ai poveri. Noi però vogliamo che le persone che aiutiamo non si materializzino solo in un conto corrente o in un sms o in una firma sul cinque per mille.
Andiamo direttamente a cercare chi ha bisogno di aiuto (impresa purtroppo tutt’altro che ardua) e poi, con l’aiuto preziosissimo e indispensabile di tanti volenterosi amici, incominciamo il vero lavoro… Il primario obiettivo della nostra associazione è dare istruzione scolastica e assistenza medico-sanitaria ai bambini e alle famiglie bisognose in particolare del Madagascar, uno dei paesi simbolo, nel mondo, della povertà e dell’arretratezza.
Tutto è nato quando, nel 2007, Enza Argento e Aldo D'Ambrosi sono arrivati per la prima volta in Madagascar, prima nelle zone povere del sud, dove ogni anno i cicloni travolgono le povere case di fango e paglia, poi nel nord, a Nosy-Be, dove sono più stridenti le contraddizioni tra le ricche strutture del turismo e quelle fatiscenti della miseria.
Qui, Enza e Aldo hanno incontrato una bambina di sei anni, Volatiana, orfana del padre e abbandonata dalla madre.
L'hanno subito adottata e oggi frequenta la seconda media in un collegio di suore italiane, a Nosy-Be.
I due coniugi avevano alle spalle diverse esperienze di solidarietà in Uganda, nel Congo-Brazzaville, a Cabinda (Angola).
In Uganda hanno costruito, con il sostegno di famiglie di Fiumicino e Roma, una scuola per 200 bambini in una zona devastata dalla guerra civile e dalle malattie endemiche, in Congo hanno aiutato les enfants de la route, i bambini che, avendo perso i genitori, vivono sulla strada in condizioni di indigenza e con il futuro negato sin da piccoli, così come a Cabinda, la piccola exclave nel nord dell'Angola al confine con il Congo, luogo di ormai storiche tensioni politiche e contraddizioni sociali.
Poi la scoperta, nel nord del Madagascar, di un luogo dimenticato da tutti, anche dalle mappe dei motori di ricerca, un luogo dove le uniche strade sono sentieri tra la foresta e il fiume che collegano tanti piccoli villaggi dove la gente viveva senza assistenza sanitaria e senza scuola per i bambini, dove ammalarsi significava paziente e rassegnato dolore.
Il luogo si chiama Kongony, provincia di Ambanja.
Enza ed Aldo hanno concentrato qui le loro energie da quando, nell'estate del 2009, un piccolo bambino è morto per un tragico incidente domestico ma soprattutto per la mancanza di un medico e di una struttura sanitaria.
Da allora molte cose sono state fatte, con l'aiuto di tanti amici non solo di Fiumicino e Roma, ma anche di altre regioni italiane, dalla Lombardia alla Sicilia.
Molti progetti sono stati portati a termine, tra cui:
- una Scuola in muratura (elementare e materna) frequentata oggi da oltre 200 bambini e con 6 insegnanti;
- un Centro Ricreativo dove gli alunni possono svolgere attività di laboratorio, con annessa una sala dormitorio per le necessità dei bambini che abitano lontano dalla scuola;
- un Centro Sanitario con un medico "adottato" da famiglie solidali di Fiumicino, una struttura ospedaliera che accoglie ed assiste malati d'ogni età, soprattutto bambini con varie patologie e un reparto maternità che si prende cura delle donne in gravidanza, sia durante il parto che nel puerperio;
- un Impianto idrico che porta acqua di sorgente alle tre fontane costruite nel centro abitato, con grande beneficio igienico e sanitario per la gente di Kongony;
- 12 Pannelli Fotovoltaici installati nel luglio 2011: da allora essi ogni sera portano la luce a Kongony, novità assoluta per questo territorio;
- la Maison de Couture, cioè la Casa del Cucito, una casa con fondamenta in cemento e muri metà di mattoni e metà di legno di palma costruita sul crinale della collina di fronte alla missione, dove le sartine realizzano e vendono le loro creazioni: tovaglie ed altri manufatti artigianali vivaci e colorati;
- il Forno per il pane: finalmente il 26 aprile 2014 il primo pane, soffice e saporito, è stato distribuito tra persone entusiaste e quasi incredule. È arrivato un vero fornaio, che farà tutti i giorni il pane. Niente è sinonimo di casa e di famiglia come la parola pane, ma sarà anche un'attività economica, un altro piccolo ma significativo passo sulla difficile strada verso l'emancipazione dalla miseria; - altri 12 Pannelli Fotovoltaici sono stato installati nel novembre 2014 per fornire elettricità esclusivamente al nostro ospedale.Altre strutture si sono poi aggiunte, come il Chiosco mensa per i bambini, la Casa per i medici e le case per gli insegnanti.
Campo da Basket : in via di completamento.
Questa struttura è importante non solo per lo sport di bambini e adulti, ma è anche indispensabile per ottenere l'approvazione amministrativa dal Ministero dell'Istruzione per la legalizzazione della nostra scuola.Altri progetti sono in programma, ovvero:
un nuovo impianto idrico, in quanto quello esistente non è sufficiente.Gli aiuti umanitari non si sono fermati a Kongony, ma sono continuati verso altri nuclei umani del bisogno: in altri luoghi del Madagascar, ma anche nel Benin, in Congo, in Uganda, in Siria e costantemente, da molti anni, verso famiglie africane di Roma.
Tanti progetti sono in cantiere, ma vogliamo anche che un po' alla volta questa gente acquisti una propria autonomia economica, svolgendo piccole ma significative attività artigianali e professionali.
La nostra associazione è formata da persone diverse per età anagrafica, professione e provenienza regionale, ognuna con il proprio corredo di esperienze e idee.
Il contributo dei nostri soci è fondamentale, con la collaborazione di Enza Argento (vero e instancabile motore primo dell'associazione) e dei soci Tiziana Celestini, Emanuela Drago, Sandra Fizzarotti, Rosa Pasquali; ma anche gli altri danno meritevolmente il contributo che sentono, in piena libertà, di voler dare.
Siamo certi che la nostra e vostra solidarietà sia importante per l'aiuto che continueremo a portare ovunque, un aiuto che non conosce frontiere.Il presidente Aldo D’Ambrosi
Fiumicino, 15/11/2015Scuola di Kongony
Qualche anno fa un maestro di scuola primaria fu inviato nel territorio di Kongony per alfabetizzare i bambini di quei villaggi. Il maestro non resistette a lungo: da solo e senza un edificio scolastico, senza un regolare compenso mensile, il giovane maestro se ne tornò presto a Nosy-Be. Nel luglio 2009 era dunque questa la situazione scolastica dei bambini di Kongony: inesistente. Con una modesta somma abbiamo costruito una semplice struttura, dotata di alcuni banchi e di una grande lavagna di legno dipinto con vernice nera, appunto il colore lavagna. All'inizio dell'anno scolastico 2009/2010 i bambini incominciarono subito a frequentare e il numero è cresciuto velocemente, via via che si spargeva la voce nei villaggi. Erano inizialmente circa quaranta, ma a settembre del 2010 più di ottanta bambini hanno avuto l'iscrizione all'anno scolastico 2010/2011. Un anno fa abbiamo iniziato a costruire una scuola in muratura, terminata ed inaugurata il 31 ottobre 2012. L'edificio è composto di 6 aule più una piccola struttura esterna per i servizi igienici. Abbiamo ora 120 bambini che frequentano la scuola materna ed elementare fino alla quinta classe, seguiti da 6 insegnanti. Quest'anno già 7 bambini che hanno terminato da noi la quinta classe sono ora a Nosy-be, dove frequentano la prima media, sempre aiutati economicamente da noi. È un primo importante successo di cui siamo felicissimi. La scuola si chiama "Ecole Maternelle et Primaire Benny di Bella", dal nome del figlio scomparso di una nostra cara amica e benefattrice della Sicilia. Non è facile mantenere questa struttura: ci sono i salari degli insegnanti, le spese per il materiale scolastico, presto inizieranno quelle per la manutenzione ed altre opere di completamento sono in programma… Le famiglie collaborano per quanto possono, ma per il momento la retribuzione dei maestri è a carico della nostra associazione. In questo modo garantiamo la scuola ai bambini. Abbiamo notato che i bambini di questi Paesi poveri sono sempre molto allegri quando ricevono in regalo una matita, un quaderno, dei colori, dimostrandosi poi attenti e veloci nell'apprendimento. I bambini non sono come gli alberi che crescono contenti perché appagati della loro terra, della luce e dell'acqua. I bambini hanno bisogno di cibo e acqua e salute, ma anche di scrivere, leggere, e di conoscere altri mondi. Per andare lontano…
Un bambino che legge si dimentica dei piedi ha schegge di luce negli occhi ardenti. Un bambino che legge è un bambino che va lontano senza che nessuno lo prenda per mano. (Angelo Petrosino, " Un bambino che legge")
Aldo ed Enza
Piroga a Kongony
Il progetto "Piroga" è nato anch'esso dalla vicenda di Fernando, il piccolo bambino di Kongony morto per le bruciature dell'acqua bollente che s'era accidentalmente versato addosso. Erano trascorse tante, troppe ore prima nell'attesa di una piroga a vela, poi nel lento, troppo lento percorso lungo il fiume e nel tratto di mare fino a Nosy-be, all'ospedale, all'ultima speranza. Se ci fosse stata una piroga a motore subito disponibile, forse il bimbo si sarebbe salvato, così abbiamo pensato. Un giorno ne abbiamo parlato con Elena, una ragazza romana di 23 anni, nostra amica, e lei ha subito tradotto la sua sensibilità in un progetto concreto ed ha versato la somma di 1.200 euro per la costruzione di una piroga per la gente di Kongony. Un falegname di Kongony si è subito messo al lavoro con l'antica sapienza dei maestri d'ascia locali e in poco tempo ha realizzato questa imbarcazione così particolare e tipica del Madagascar. La piroga ha una struttura leggera e "pesca" poco sott'acqua, quindi è ideale per navigare nei fiumi con acque poco profonde ed è fornita di due bilancieri che assicurano stabilità quando le onde dell'Oceano diventano prepotenti, permettendo di trasportare un notevole peso complessivo. Una volta terminata, la piroga è stata trasportata a braccia per circa tre ore dal luogo di costruzione al fiume e finalmente ha iniziato il suo utilissimo servizio per la gente di Kongony. All'inizio ha viaggiato solo con la sua grande vela, ma quando i venti si assopivano la navigazione era molto lenta. Mancava quindi l'accessorio più importante: il motore. Dopo qualche tempo siamo riusciti ad acquistarlo ed ora la piroga viaggia anche con un motore Yamaha da 25 CV, riducendo moltissimo, ovviamente, i tempi di percorrenza fino a Nosy-be e rendendo contemporaneamente più sicura la navigazione sull'inquieto tratto d'oceano. Da allora un anno è trascorso e la piroga "Elena" è diventata familiare alla gente di Kongony. Il discreto borbottio del suo motore è una voce amica che li avvisa del suo arrivo e li saluta alla partenza, portando con sé persone che vanno avanti e indietro per i motivi più vari: lavoro, acquisti, salute. La piroga è utilizzata anche per il trasporto urgente dei malati, ed è già stata determinante, come ambulanza, in varie occasioni. Ringraziamo ancora la nostra carissima amica Elena per l'offerta che ci ha permesso di effettuare questo progetto:la costruzione della piroga.
Pannelli Fotovoltaici a Kongony
Quando il volo dell'Air Italy atterrò a Nosy-Be, il 5 luglio 2011, sapevamo che stava per iniziare la parte più difficile e rischiosa del nostro lavoro: sdoganare, trasportare e installare 12 grandi pannelli fotovoltaici nella foresta di Kongony, provincia di Ambanja, a circa 5 ore di navigazione con una piccola barca (la coque) da Nosy-be, più 30 minuti di cammino nella foresta. Non dovevamo solo trasportare i grandi e delicati rettangoli di vetro, ma anche tutta l'attrezzatura tecnica: 8 pesantissime batterie, centraline elettroniche, cavi, strumentazioni, attrezzi e accessori vari. Non è stato facile, ma l'entusiasmo e la convinzione nella buona riuscita e nell'utilità dell'operazione ci hanno fatto superare tutte le difficoltà fino all'arrivo a Kongony. Ricordiamo i momenti di trepidazione quando, al largo di Nosy-Be, nel trasporto della seconda parte del carico, il mare s'era un po' troppo animato e i tonfi dell'acqua sotto lo scafo risuonavano minacciosi. Pochi giorni prima, proprio in quel punto, s'era rovesciata una piroga che trasportava il cemento e il ferro per costruire i supporti su cui innestare i pannelli. Tutti salvi i naviganti, ma il materiale era colato quasi tutto a picco. Pensando a questo, noi guardavamo con apprensione i pannelli ben fissati con delle corde: no, non doveva succedere nulla, non poteva, troppa gente li aspettava a Kongony. E andò tutto bene. Ma il nostro impegno non sarebbe stato sufficiente senza il fondamentale intervento di due volontari, due giovani romani che sono venuti con noi a Kongony, impiegando una settimana delle loro ferie estive per installare i 12 pannelli. Un grazie grandissimo, dunque, a Stefano Pedone, titolare della Società Energeko Srl e al giovane ing. Andrea Masone, che incuranti di caldo e zanzare in pochi giorni hanno portato a termine l'opera. La sera dell'8 luglio 2011 è stata festa a Kongony: gli ammalati del nostro Centro Sanitario Fernando sorridevano sotto le lampadine accese e nella grande capanna della missione abbiamo cenato con la luce fornita dai pannelli solari, e dalla porta della palizzata la gente entrava incredula nel cortile illuminato, e una chitarra fatta da loro e tamburi e canti hanno celebrato l'evento fino a tarda notte. D'altronde, non s'era mai vista la luce elettrica a Kongony! Sono passati tre anni da allora e i pannelli continuano il loro servizio, puliti e controllati da persone di nostra fiducia. Questi pannelli fotovoltaici sviluppano una potenza di circa 3 KW e forniscono energia al Centro Sanitario Fernando, alle case della Missione, alla casa del medico. Poi si sono aggiunte altre strutture come il centro ricreativo, la casa del cucito e le casette per gli insegnanti.
I pannelli ci sono stati donati dalle seguenti società romane:
ENERGEKO Srl TRE D COSTRUZIONI Srl AMA TUCCI Srl
A questo punto ci siamo resi conto che il precedente impianto non era più sufficiente, così gli amici dell’Area Solidarietà Alitalia hanno pensato ad un secondo impianto fotovoltaico esclusivamente per alimentare il nostro ospedale, il “CENTRO SANITARIO FERNANDO”, al quale è così assicurata l’energia elettrica 24 ore su 24, per far fronte alle emergenze. In precedenza, quando al nostro ospedale arrivavano ammalati e donne gravide di notte, molte volte non c’era corrente poiché le batterie si scaricavano.
Grazie dunque ad “Area Solidarietà Alitalia” per l’idea e per la collaborazione in questo progetto, finalizzato nel mese di novembre 2014.Acqua Sorgiva
Con questo progetto abbiamo realizzato nel 2012 un sistema di canalizzazione idrica da una sorgente, individuata sulla sommità collinare di Kongony, fino al Centro Sanitario Fernando, alla Scuola e alle case della Missione.
Non è stato facile, abbiamo dovuto superare varie difficoltà tecniche data la conformazione a saliscendi del terreno.
Ora però le donne non devono più percorrere centinaia di metri con i secchi pieni d'acqua sulla testa, bastano pochi passi e arrivano alle tre fontanelle che abbiamo costruito a Kongony: vicino al Centro sanitario, alle case della Missione e alla scuola.
L'acqua corrente, opportunamente filtrata e depurata con la bollitura, consentirà un corretto uso igienico ed alimentare.
L'utilizzo di acqua purificata da agenti patogeni è indispensabile per un salto di qualità nella salute di una popolazione che finora ha utilizzato, per tutti gli usi, l'acqua del fiume semplicemente raccogliendola con dei recipienti e spesso bevendola senza prima bollirla.
Il nostro medico provvede quotidianamente ad informare la gente di Kongony sui gravi pericoli sanitari di un utilizzo non corretto dell'acqua, soprattutto per i bambini che si ammalano di patologie batteriche e virali trasmesse attraverso l'acqua, come dissenteria e gastroenterite, malattie che nei bambini piccoli sono purtroppo tradizionalmente fatali.
Un ringraziamento particolare agli amici dell'Area Solidarietà Alitalia - Onlus che con il loro contributo hanno reso possibile la realizzazione di quest'opera.Ora vogliamo ampliare le nostre risorse idriche, in quanto l'impianto attuale non è sufficiente nei mesi di siccità: stiamo perciò realizzando un nuovo progetto idrico.
I vostri contributi ci saranno di grande aiuto!
Codice IBAN: IT42U0558449632000000077348Fiumicino, 16 gennaio 2016
Adottiamo un Medico a Kongony
La gente che vive nella foresta di Kongony, lontano molte ore di piroga dall'ospedale di Nosy-be, non disponeva di un medico e le malattie e gli infortuni venivano curati dai guaritori dei villaggi, utilizzando estratti di erbe e di organi animali. Nel 2009, dopo il tragico incidente domestico occorso al piccolo Fernando, un bambino ustionatosi con l'acqua bollente e morto per le troppe ore trascorse prima di arrivare all'ospedale di Nosy-be, abbiamo avvertito la necessità di porre tra le nostre priorità solidali la dotazione di un medico per la comunità di Kongony. Non è stato facile. Venire ad esercitare a Kongony, un posto sperduto tra foresta e fiume, vuol dire rinunciare praticamente a tutto: nessun collegamento telefonico, né mezzi di trasporto e nulla di ciò che può offrire un paese turistico come Nosy-be, il luogo più vicino ma distante molte ore di piroga tra fiume e oceano. Insomma una vita da asceti che però dà la possibilità a un giovane medico di fare una straordinaria esperienza professionale e umana. Quando il primo medico è giunto a Kongony, ha iniziato la sua attività nella semplice struttura che avevamo appena completato, il "Centro Sanitario Fernando", già fornito di molte medicine e di alcune apparecchiature medicali inviate dall'Italia. La gente ha incominciato ad andare dal medico, a portarvi gli ammalati, a chiedere pareri e consigli, le giovani partorienti si sono messe in cammino lungo i sentieri sassosi per dare alla luce i loro bambini con l'assistenza del medico, insomma una rivoluzione nelle abitudini sanitarie e sociali della comunità che vive in vari piccoli villaggi anche molto distanti tra loro, senza comunicazioni se non quelle della voce e … dei piedi. Il primo medico, pur bravo e disponibile, dopo circa un anno ha dovuto lasciare l'incarico per ragioni familiari, ma il medico che lo ha poi sostituito, il Dr. Ludovic, è giovane ed entusiasta ed ora è il nostro più importante punto di riferimento a Kongony. Con l'adozione di un medico possiamo salvare molte vite umane, oltre che educare la gente alla prevenzione delle malattie, sensibilizzarla all'uso corretto di acqua e cibo, informarla sui pericoli derivanti da situazioni igieniche precarie. Noi inviamo continuamente medicine e accessori medicali, mentre molti medicinali per le loro malattie specifiche vengono acquistati sul posto. Da aprile 2013 è operativo il nostro nuovo ospedale di Kongony, una bella e grande struttura in muratura di cui diamo dettagliate notizie nell'apposito spazio dei "Progetti realizzati". Ringraziamo gli amici di Fiumicino e Roma che ci aiutano concretamente per corrispondere ogni mese la retribuzione al nostro medico. Tuttavia abbiamo bisogno di altre persone generose che si aggiungano a coloro che già sostengono questo progetto: la presenza di un valido medico è fondamentale ed essenziale per qualsiasi ulteriore sviluppo della comunità.
Ospedale di Kongony
Il piccolo Centro Sanitario Fernando realizzato nel 2010, con la presenza costante di un medico, la fornitura di una notevole quantità di farmaci e di importanti accessori medicali per i pazienti e le partorienti, ha costituito l'avvio di un processo di strutturazione sanitaria in senso moderno del territorio di Kongony (Comune di Bemaneviky, provincia di Ambanja, Madagascar). Prima questa popolazione non aveva alcuna assistenza medica a parte quella praticata dai guaritori tradizionali. Ora i malati vengono a cercare il nostro medico anche da villaggi lontani, le partorienti arrivano anche la notte dopo aver camminato per ore e una nuova speranza sembra prendere il posto dell'antica rassegnazione. Poi però si è fatto strada un progetto più ambizioso, grazie al fondamentale aiuto economico degli amici dell' "Area Solidarietà Alitalia-Onlus": la costruzione di un ospedale in muratura, una struttura stabile per la cura delle varie patologie, con una particolare attenzione rivolta alle donne in maternità. L'edificio è stato ultimato e inaugurato il 13 aprile 2013; sorge a poche decine di metri dall'attuale Centro Sanitario Fernando, dal quale erediterà il nome, e comprende i seguenti elementi: un ingresso, una stanza per l'accoglienza e l'economato, una sala d'attesa, una sala visite, una sala parto, tre grandi camere per i degenti, un magazzino. Vi sono cinque bagni, uno adiacente la sala visite ed altri quattro interni a ciascuna delle quattro stanze per i pazienti. L'ospedale è già operativo, permettendo alla gente di Kongony di ricevere regolarmente una più completa assistenza sanitaria in una struttura accogliente che avrà al primo posto, nel proprio codice etico, il rispetto e la dignità delle persone.
CASA E SCUOLA DEL CUCITO
(MAISON DE COUTURE ET BOUTIQUE)
Kongony, MadagascarNelle famiglie di Kongony le donne non riposano mai: si alzano prima dell'alba e incominciano le loro fatiche, prima con l'acqua da prendere e trasportare, poi con le faccende domestiche, i numerosi figli da curare, il fuoco da accendere, il cibo da procurare e preparare (e da sperare), il lavoro nei campi, i frutti da portare a casa nelle ceste sulla testa, e tanto altro. Anche quando l'ora bollente del dopo pranzo vorrebbe il silenzio e un po' di riposo, loro no, loro lavano i piatti e i panni, spennano un pollo, quando c'è, o puliscono del pesce, quando un pescatore lo porta dal mare e loro lo possono acquistare, o pensano a come mettere insieme la cena della sera, specie nei periodi in cui manca persino il riso.
Per fortuna ci sono i figli piccoli, quelli che allattano e che hanno sempre fame, che si attaccano con frenesia, anche quando già camminano da un pezzo, al seno materno ormai impoverito come una sorgente d'acqua con poca pioggia. Allora queste donne fortunate siedono sul gradino di legno davanti alla casa fatta con la falafa, con i listelli del legno di palma e lì allattano, spossate ma felici, sorridenti al bambino e a madre natura che finalmente le ha fermate.
Ma un'attività che appassiona molte di loro, apprezzata anche perché la fatica fisica qui è limitata, è quella del cucito. Le sartine di Kongony, quando noi siamo arrivati qui, non avevano quasi nulla, solo un paio di forbici e pochi aghi, niente telai né macchine da cucire. Ci chiesero del materiale minuto e noi portammo filo da cucito, forbici e aghi. Poi trovammo una Singer a manovella in un negozio di Indiani a Nosy-Be e dopo qualche mese un'altra macchina da cucire donataci da una nostra amica italiana ha arricchito la dotazione delle couturieres di Kongony, il cui entusiasmo è cresciuto ancora quando hanno visto i tessuti che abbiamo portato dall'Italia.
Allora abbiamo pensato che queste donne meritassero di avere un luogo dedicato alla loro attività, ma che fosse anche una scuola di cucito per le ragazze di Kongony. Dopo qualche mese, alla fine di luglio 2013, una casa con fondamenta in cemento e muri metà di mattoni e metà di legno di palma è stata ultimata sul crinale della collina di fronte alla missione. Sul muro bianco campeggia una bella scritta: MAISON DE COUTURE, come dicono loro in francese, cioè CASA DEL CUCITO e più sotto Boutique, ovvero negozio, perché le sartine cercheranno di vendere le loro creazioni: tovaglie ed altri manufatti artigianali vivaci e colorati che saranno venduti alla gente dei villaggi e a Nosy-Be, ma che arriveranno anche in Italia. La Maison è aperta alle ragazze che vorranno imparare, dunque è anche una scuola di cucito. Il nostro progetto è dare un po' alla volta delle opportunità di lavoro e di autonomia economica alle famiglie di Kongony. La nostra signora Enza, vera maître-à-penser et à-faire delle attività di Kongony, seguirà e controllerà sempre direttamente, recandosi sul posto, tutte le attività, e con il contributo dei nostri amici, particolarmente di Fiumicino, di Roma e di Como completeremo e miglioreremo l'attrezzatura tecnica e gli accessori di questa piccola ma bella e produttiva realizzazione, già amata dalla nostra gente di Kongony.
IL CENTRO RICREATIVO
La struttura che fino ad aprile 2013 ospitava il Centro Sanitario Fernando, ora trasferitosi nel nuovo adiacente edificio in muratura, è stata demolita e al suo posto è sorto il Centro Ricreativo per i bambini della comunità di Kongony, destinato a:
- A- LABORATORIO SCOLASTICO, dove a turno le classi della nostra scuola elementare e materna possano svolgere attività didattiche laboratoriali (lavori con legno, tessuti e materiali vari, attività teatrali, musicali, informatica, ecc.), utilizzando anche i computer già in dotazione ed altri che speriamo di poter presto inviare.
- B- DORMITORIO ALUNNI, ovvero una grande stanza che ospiti i bambini che nel periodo delle grandi piogge (gennaio-marzo), dopo l'orario scolastico pomeridiano non possono rientrare alle loro case in quanto le strade sono ostruite dal fango e spesso scompaiono confondendosi col fiume.
Si tratta dunque di due progetti importanti per i bambini e le loro famiglie:
il primo favorisce la crescita formativa degli alunni, che possono sperimentare le loro abilità ed attitudini individualmente e in gruppo, il secondo è essenziale perché permette la frequenza scolastica regolare a bambini che altrimenti sarebbero impossibilitati, anche per lunghi periodi, a frequentare la scuola. La nuova struttura, tutta in cemento, è divisa in due grandi stanze: una per il laboratorio, l'altra per il dormitorio, ed è finalmente ultimata ed operativa. E' stata costruita una toilette esterna e fornito l'arredamento (tavoli, sedie, armadi per la custodia dei materiali, materassini e coperte per il dormitorio, ecc.). Nel prossimo mese di gennaio, quando i venti monsoni cominceranno a soffiare e le piogge cicloniche, come ogni anno, tormenteranno queste terre, molti nostri piccoli alunni avranno un posto accogliente dove ripararsi e continuare l'attività scolastica.
05 luglio 2014
CHIOSCO MENSA PER I BAMBINI DELLA SCUOLA DI KONGONY
La campanella della scuola materna ed elementare "Benny di Bella" di Kongony suona a mezzogiorno per l'intervallo del pranzo e alle 12.30 per il rientro in classe fino alle ore 14.00.
Nel chiosco mensa vicino alla scuola, alcune mamme cucinano, altre portano il pranzo già pronto ai loro bambini.
Fino al 2014, molti bambini andavano a pranzare a casa per poi rientrare a scuola stremati dal caldo, mentre quelli che abitavano troppo lontano si fermavano nella fatiscente Casa della Missione per consumare un frugale pranzo a base di riso inumidito con brodo di verdura.
Qui entravano e sedevano a terra, in attesa che le maestre porgessero loro i piatti di alluminio col riso.
Non era bello vedere questi bambini, alcuni ancora molto piccoli, mangiare sul pavimento.
Non era né igienico né dignitoso, specialmente dopo aver costruito per loro una nuova scuola in muratura con aule ariose ed ampie e con banchi in legno per tutti.
Allora, nel luglio del 2013, abbiamo iniziato a costruire un chiosco mensa a pochi passi dalla scuola.
Non è stato facile scavare la terra rocciosa, rigorosamente a mano!
A ottobre è stata fatta la piattaforma di cemento e prima di fine anno il lavoro è stato completato con la struttura del soffitto in legno e una copertura tetto con solide lastre metalliche (le toles, come dicono loro).
Infine sono state collocati tavoli e lunghi sedili in legno, realizzati da artigiani di Kongony.
Così è stata completata la cantine, cioè la mensa, e i bambini, dall'inizio del 2014, possono avere il loro pranzo dignitosamente seduti e al riparo dal sole e dalla pioggia.
15 novembre 2015
FORNO DEL PANE
La mattina presto le donne a Kongony preparano delle focacce con la tapioca, sostanza simile alla farina, cuocendole nell'olio di palma dentro piccole padelle posate su pietre in circolo attorno al fuoco.
Qualche volta, la domenica o nelle occasioni importanti, riempiono le focacce con il miele della foresta oppure preparano dei gateau, aggiungendo alla tapioca zucchero di canna e uova.
Ma né le focacce, né ancor meno i gateau possono essere preparati tutti i giorni, perché mancano spesso gli ingredienti: olio, manioca (da cui si ottiene la tapioca), zucchero, uova e miele, che sono risorse primarie ma costano e purtroppo molti non hanno la possibilità di procurarsele.
Quando andiamo noi, tre volte l'anno, portiamo del pane da Nosy-Be, degli sfilatini (il "pane francese") che appena comprati sono fragranti e gustosi, ma arrivati a Kongony diventano flaccidi e insapori, un po' per l'umidità, un po' perché sono fatti risparmiando sulla quantità degli ingredienti.
Eppure, anche così, il pane piace molto alla gente di Kongony.
Allora abbiamo pensato di costruire un FORNO, che oggi finalmente è diventato realtà: il forno è stato costruito, e un panettiere assieme alle donne della missione può cuocere grandi quantità di pane. L'anno scorso finalmente il primo pane, soffice e saporito, è stato distribuito tra persone entusiaste e quasi incredule. Noi li aiutiamo nell'acquisto di farina di grano e lievito a Nosy-Be, ma poi si renderanno economicamente autonomi con i proventi delle vendite giornaliere.
Niente è sinonimo di casa e di famiglia come la parola pane, ma sarà anche un'attività economica, un altro piccolo ma significativo passo sulla difficile strada verso l'emancipazione dalla miseria. Noi non smetteremo mai di crederci.
Il forno del pane diventerà un luogo di aggregazione sociale, verrà gente dai villaggi a comprarlo e molti, leggendo le parole sulla targa del dono, forse rivolgeranno un grazie silenzioso a tutti voi che ci avete aiutato.
CAMPO DA BASKET
Anche questo grande progetto è stato realizzato; i ragazzi di Kongony ce lo chiedevano da tanto tempo, perché anche loro amano moltissimo praticare i giochi di squadra, in particolare calcio e pallacanestro.
La realizzazione di questo progetto, che si inserisce in un più vasto programma educativo, ha avuto inizio oltre un anno fa e non è stato facile scavare nella roccia senza mezzi meccanici, per non dire dei viaggi con la piroga per portare i tanti sacchi di cemento e altro materiale da Nosy-Be.
La dotazione di una struttura per sport di gruppo è inoltre essenziale per ottenere l'attestato di legalizzazione della nostra scuola. Finalmente ora il campo da basket è stato ultimato per la gioia dei grandi e dei piccoli.
Ottobre 2016
Realizzato un nostro grande progetto: il nuovo Impianto Idrico
L'impianto idrico è stato realizzato nel nostro villaggio di Kongony, in Madagascar, dove vivono gli insegnanti della nostra scuola con le loro famiglie, il medico del nostro ospedale, le donne che lavorano alla Casa del cucito, mentre i bambini della scuola con le loro famiglie vivono nei villaggi in questa vasta zona chiamata ANDREFA ANTANIBE.
....
È stato un grande lavoro: dapprima abbiamo costruito un capiente bacino e prelevato l'acqua da una sorgente che nasce sulla collina dalla parte opposta del fiume, poi collocato i tubi fino a valle passando sotto il letto del fiume e fatto poi arrivare l'acqua in un'altra vasca, dove infine una pompa elettrica ad immersione distribuisce direttamente l'acqua all'ospedale e nel grande bacino di raccolta che contiene quasi 30 m3 di acqua.
Da qui si collegano le tubazioni per condurre l'acqua alle altre strutture (la scuola, la casa della missione, le case degli insegnanti, la casa del medico, ecc.).
L'acqua è veramente essenziale per l'igiene quotidiana del nostro ospedale; infatti, a differenza degli ospedali pubblici del Madagascar, fatiscenti e privi di servizi igienico-sanitari per gli ammalati, il nostro è dotato di stanze con bagno e letti con lenzuola pulite. Quando poi il malato viene dimesso, tutto viene accuratamente lavato. D'ora in poi l'acqua di sorgente, preziosa ed abbondante, non mancherà più.
Questo grande impianto idrico era uno dei nostri progetti più importanti ed è stato possibile realizzare questo "miracolo" in Africa, dove l'acqua è veramente un grande problema, grazie alla generosità del nostro amico Gianluca Rossi ed ai nostri amici di sempre della ONLUS-Area Solidarietà Dipendenti Alitalia.
Considerando l'importante lavoro, il costo tra manodopera e materiale era preventivato sui 10.000,00 euro, ma il costo finale totale è stato di 13.000,00 euro; la parte più onerosa è stato il materiale, in quanto il Madagascar non produce cemento e ferro, che è tutto materiale d'importazione.
I vostri contributi ci saranno di grande aiuto!
Codice IBAN: IT42U0558449632000000077348
La Casa della Missione
Novembre 2014: finalmente anche quest’altro importante progetto si è felicemente concretizzato. La nuova Casa della Missione, con le sue agili proporzioni e il fresco colore tropicale, ha sostituito la vecchia fatiscente struttura in falafa e sarà ancora di più, con la scuola e l’ospedale, il centro dell’attività quotidiana della comunità di Kongony. In questa casa infatti vivono, con la loro famiglia, molte delle persone che collaborano con noi e che sono anche i custodi dei nostri progetti. I fondi per questa grande costruzione sono stati raccolti con le nostre iniziative di solidarietà e con l’aiuto di amici che ringraziamo tantissimo.
Fiumicino, 25 novembre 2014
NUOVO IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Grazie ad “Area Solidarietà Alitalia – Onlus”, in particolare ai nostri amici Antonio Bertaccini, Luigi Sparapani e Luigi Labartino, un nuovo impianto fotovoltaico è stato installato a fine ottobre 2014 sul tetto del nostro “Centro Sanitario Fernando” di Kongony. Si tratta di 12 pannelli e 12 batterie che assicurano energia elettrica all’ospedale per tutto il giorno, permettendo al nostro medico di far fronte alle emergenze sanitarie anche nelle ore notturne. Inoltre questo impianto di avanzata tecnologia consente di utilizzare la mattina per tre ore direttamente l’energia solare, senza assorbire energia dalle batterie. È quindi possibile impiegare questa energia, che altrimenti andrebbe sprecata, per altre attività, come la falegnameria. Infine un notevole beneficio si estende alle persone che utilizzano la corrente elettrica prodotta dai pannelli installati nel 2011, che ora, non dovendo più erogare energia all’ospedale, sono sufficienti per il consumo delle altre strutture (Casa della Missione, Centro Ricreativo, Casa del Medico, abitazioni limitrofe, ecc.).
L’impianto è stato perfettamente montato dalla Società Energeko Srl di Dragona (Roma), nelle persone dei due tecnici Stefano Pedone e Andrea Masone, che già avevano installato i precedenti 12 pannelli nel luglio 2011.
Un’altra importante opera è stata dunque ultimata, di nuovo GRAZIE !!Fiumicino, 24 novembre 2014
Enza Argento e Aldo D'Ambrosi
Adozione a Distanza
L'adozione a distanza è un gesto di solidarietà che può fare la differenza nella vita di un bambino bisognoso. Permette di aiutarlo a crescere sano, a fornirgli l'istruzione che gli consentirà un domani di affrontare la propria esistenza in modo autonomo. Un piccolo gesto, una piccola quota mensile, lo aiuterà a crescere nel calore e nella sicurezza familiare. Le quote versate annualmente potranno essere detratte, con nostra ricevuta, dall'imposta lorda sul reddito. Poiché ci rechiamo tre volte l’anno in Madagascar, noi controlliamo personalmente i bambini adottati sia riguardo alla loro salute che nel percorso scolastico, dandone poi frequenti e dirette notizie ai genitori adottivi, con foto e disegni fatti dagli stessi piccoli. Vogliamo che voi possiate seguire veramente, anno dopo anno e assieme a noi, la crescita di questi bambini.
Pubblichiamo qui di seguito le foto e i nomi dei bambini che potete aiutare con la vostra adozione a distanza, consultandoci nella sezione “Contattaci” del sito.
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Fai un acquisto SolidaleSe vuoi, non è necessario impegnarti con la regolarità che un'adozione richiede, ma puoi fare una donazione che servirà per l'acquisto di materiale per la scuola o per l'ospedale, o per sostenere nuove iniziative, ognuna delle quali è una nuova speranza. Puoi donare il 5‰ delle imposte sui redditi IRPEF, o aiutarci con un acquisto solidale nei negozi convenzionati.
Adesione come Socio
Puoi fare domanda di adesione alla nostra associazione, che sarà accolta dopo positiva valutazione del Consiglio Direttivo.
Entrare come socio significa aderire al principio di una solidarietà attiva, partecipando con operosità per realizzare i nostri progetti.Volontariato
Puoi venire in Madagascar e aiutare il nostro medico a curare i pazienti che attendono finalmente fiduciosi e le partorienti che arrivano stremate da villaggi lontani, puoi aiutarci nelle attività quotidiane della scuola e ricambiare il sorriso che vedrai negli occhi dei bambini.
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